Le parole chiave della Terapia Cognitivo Comportamentale
L’essere umano “costruttore attivo della propria realtà” è artefice della propria sofferenza e del proprio benessere psicologico.
Un evento di vita non è sufficiente a spiegare in maniera completa la complessità delle reazioni emozionali e comportamentali di una persona. Ognuno di noi ha modalità tipiche di pensare e di agire molto differenti a fronte di una stessa situazione: questa affermazione può apparire tanto scontata da sembrare banale, ma rappresenta uno dei concetti più importanti della psicoterapia cognitivo comportamentale.
Il rapporto causa – effetto che intercorre, tra l’evento e la reazione dell’individuo, si può spiegare in modo più completo solo introducendo un passaggio intermedio, cioè quello connesso al modo in cui l’essere umano interpreta ciò che le accade.
La terapia cognitivo comportamentale, cerca di comprendere il modo in cui l’essere umano coltiva, consapevolmente o inconsapevolmente, pensieri rispetto a se stessi, agli altri e al mondo in generale.
I pensieri sono dei veri e propri sistemi d’interpretazione della realtà, che permettono di dare un significato personale a quello che accade, alle situazioni che si vivono in ogni momento della propria vita. Una volta che il significato è stato attribuito, si scatena un’emozione che sarà conseguenza di quel significato; l’emozione, a sua volta, darà vita ad un comportamento. Alcune volte questi pensieri possono distorcere la realtà delle cose, attivarsi in modo rigido e produrre sofferenza emotiva (ansia, paura, depressione, angoscia, vergogna, senso di colpa, rabbia, frustrazione, risentimento, collera)
Ecco un esempio per capire meglio questo passaggio:
stai camminando per la strada e incontri un conoscente che non ti saluta. Mentre vivi questo evento specifico potresti pensare: “questa persona è proprio maleducata, come si permette di non salutare?!”. La conseguenza di questo tuo modo di pensare ti porterebbe a sentirti arrabbiato.
Un’altra persona potrebbe pensare: “non mi saluta, perché io non piaccio a nessuno”. La conseguenza di questo modo di pensare porterebbe la persona a sentirsi triste.
Un’altra ancora potrebbe pensare “speriamo che non si ferma a parlare con me perché non saprei cosa dire e lui penserebbe che sono stupido e imbranato!”. La conseguenza di questo modo di pensare porterebbe la persona a sentirsi ansiosa.
Tre modi diversi di interpretare la stessa situazione portano a provare emozioni differenti. Se tu avessi pensato semplicemente che quella persona potrebbe non averti visto o riconosciuto perché soprappensiero e distratta, probabilmente non avresti provato nessuna emozione spiacevole, come invece si è verificato nei 3 casi sopra descritti.
Facendo un altro esempio, se una persona depressa si risvegliasse al mattino pensando negativamente della giornata che sta per iniziare, è possibile che questo aumenti e intensifichi lo stato depressivo e le emozioni spiacevoli. I pensieri potrebbero essere: “Anche oggi sarà una giornata orribile!”, “Non combinerò niente di buono”, “Che senso ha la mia vita?”. Appare molto probabile che pensare in questo modo possa, quindi, aumentare lo stato depressivo della persona che potrebbe reagire ai pensieri non alzandosi dal letto e mettendosi sotto le coperte. Restare a letto e mettersi sotto le coperte corrisponde al comportamento che è conseguenza diretta dei pensieri compiuti dalla persona. Questo stesso modo di reagire e di comportarsi contribuirà a rafforzare significativamente le emozioni spiacevoli, aggravando pertanto lo stato depressivo.
Questo appena descritto è quello che la CBT (terapia cognitivo comportamentale) chiama “circolo vizioso”, secondo cui pensare e comportarsi sempre allo stesso modo mantiene costante e rafforza la sofferenza emotiva di un individuo nel tempo.
La finalità della terapia cognitivo comportamentale è quella di insegnare alle persone ad identificare i propri pensieri automatici che sono all’origine di comportamenti appresi, al fine di imparare a riconoscerli nel momento in cui si attivano e modificarli e/o contrastarli adottando nuove prospettive più realistiche, adattive e nuove reazioni più funzionali/utili.
E’ un approccio di tipo educativo che ha come obiettivo far apprendere nuove modalità e abilità comportamentali e cognitive.
L’attenzione dello psicoterapeuta è posta sui comportamenti disfunzionali, sulle credenze e sui pensieri. Attraverso un processo di scoperta guidata, si cercano le cause del problema e del disagio psicologico al fine di portare un miglioramento alla propria vita, a confrontarsi con le situazioni temute, a rapportarsi con la realtà in un modo nuovo e più funzionale al benessere psicofisico. Questo permette di raggiungere obiettivi personali, migliorare la qualità delle relazioni con gli altri e ridurre la sofferenza emotiva. In questo modo, si creano le condizioni che portano a uno degli scopi più importanti della psicoterapia cognitivo comportamentale: quello di far sì che il paziente acquisisca gli strumenti per diventare “lo psicoterapeuta di se stesso”.
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